Proveniva da una famiglia contadina, povera e numerosa, delle aride campagne sopra
Lodz. Quando vi nacque nel 1905, l'accolse uno dei tanti casolari, isolati fra piantagioni di segale e patate. La chiamarono
Elena al battesimo. Il nome di Maria Faustina le sarà dato nel 1925, al suo ingresso in una congregazione religiosa, impegnata a togliere dal marciapiede le ragazze e a preservarne altre in pericolo di batterlo. La gente chiamava tutte in blocco, suore e ragazze,
maddalene.
Ancor bambina, lasciò a mezzo la scuola elementare per occuparsi di mucche e di galline. Priva di dote e di istruzione, Maria Faustina venne accolta tra le
"maddalene" in qualità di "coadiutrice", che è quanto dire addetta ai lavori manuali. Fu sguattera, ortolana, portinaia.
L'intensità dell'unione mistica con Dio di questa donna tuttofare, si presenta come un segno dei tempi in cui viviamo. Colmò, non senza sforzi eroici, le contraddizioni emergenti talvolta tra attività e contemplazione con una totale fiducia in Dio. Trasmise il messaggio della misericordia con la sua vita non meno che con le sue parole. Con un'istruzione a livello della scuola elementare, per quanto estremamente intelligente, Suor Faustina leggeva a fatica e nello scrivere, per molto tempo, non andò oltre a qualche riga, inviata di tempo in tempo ai familiari. Imparò a scrivere solo scrivendo, dopo che il confessore le ebbe imposto di annotare in un Diario la sua storia e il messaggio, che Gesù le veniva giorno per giorno suggerendo. Alla sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1938 nei pressi di Cracovia, essa lasciò, in tal modo, sei quaderni fittamente scritti di complessive cinquecento pagine.
In molte di esse è Gesù che parla e riassume per gli uomini moderni il suo Vangelo. In particolare, ritroviamo la chiave di simboli e concetti, espressi già agli inizi del Cristianesimo, nelle rivelazioni dell'apostolo Giovanni, che in seguito i Padri e i Dottori della Chiesa commentarono.
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